ha inaugurato l'anno accademico dell'Università Cattolica del Sacro Cuore
I mostri che divorano l'economia
Il punto di domanda presente nel titolo - "Economia sociale di mercato?" - già prometteva una prolusione contenente non solo delle certezze o almeno dei tentativi di risposta, da parte del ministro italiano dell'Economia e delle Finanze, ma anche dei sinceri dubbi su una situazione di crisi mondiale sotto gli occhi di tutti. E se da un lato Giulio Tremonti ha fornito elementi per una interpretazione degli eventi, dall'altro proprio in conclusione ha affermato di non sapere se sia vero che la fine del comunismo porterà anche la fine del capitalismo. Una cosa, però, è certa: non si possono scindere etica ed economia, come aveva sostenuto la rivista tedesca "Ordo" negli anni Quaranta del secolo scorso. E in questo senso ha il sapore della "profezia" uno scritto del cardinale Joseph Ratzinger (Church and economy, articolo pubblicato nel 1986 nella rivista "Communio"), il quale riteneva si stesse avverando "la previsione secondo la quale in economia il declino della disciplina economica e l'allentamento delle leggi e delle regole avrebbero portato le leggi stesse del mercato al collasso e all'implosione su se stessa".
L'intervento di Tremonti ha concluso la cerimonia ufficiale dell'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, avvenuta questa mattina presso la sede di largo Gemelli 1 a Milano. La mattinata è iniziata con la concelebrazione eucaristica presieduta nella basilica di Sant'Ambrogio dal cardinale arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi, che ha tenuto l'omelia sul tema "Cercate bene... se volete vivere", ispirato a una frase del profeta Amos (5, 16). Lo stesso porporato, in qualità di presidente dell'Istituto Giuseppe Toniolo di Studi superiori - ente fondatore e garante della Cattolica - ha poi pronunciato un breve saluto in aula magna. Prima di lui è intervenuto il magnifico rettore, professor Lorenzo Ornaghi, che dopo aver salutato autorità, docenti, studenti e gli altri presenti, ha tenuto il discorso inaugurale. Ne riportiamo una sintesi in pagina.
Se il cardinale Tettamanzi ha sottolineato l'importanza di una "motivazione alta" per coloro che studiano, nelle parole del ministro si è ritrovato e ripetuto l'appello ai fondamenti etici dell'economia, letteralmente divorata da quelli che il relatore ha chiamato "mostri": dal collasso del mercato del credito a quello delle borse, fino al peggiore di tutti, rappresentato dai "derivati". Negli ultimi decenni, crollati i regimi comunisti dell'Europa dell'Est, gli Stati Uniti d'America si sono rivolti verso l'Asia favorendo gli acquisti a debito, a lungo andare rovinosi. Qui "si è inserita la tecnofinanza", che ha distrutto "l'etica del capitalismo basata sull'intenzione e sulla responsabilità", ovvero sulla fiducia dei risparmiatori e sull'assunzione del rischio da parte dei banchieri. Un'osservazione contestuale a questa analisi, e non trascurabile, è la seguente: fenomeni che di solito impiegavano diverse generazioni a svolgersi, ora ne hanno interessata una sola.
A molti è parso che una delle cause della crisi attuale consista nella cosiddetta deregulation: è vero solo in parte - ha notato Tremonti - dal momento che, se gli Stati Uniti hanno emanato leggi in tal senso fra il 1995 e il 2000, nell'Unione europea le regole c'erano e ci sono. "Il vero problema - ha spiegato il ministro - sta nella possibilità di fare attività finanziaria fuori da ogni tipo di giurisdizione". Un altro passaggio, a prima vista di carattere tecnico, è per il relatore di segno morale e politico: si è "dimenticato", da parte di questa "nuova" finanza, uno dei due fondamenti della società di capitale - a sua volta tipica del capitalismo stesso - e cioè il conto patrimoniale, gestendo le risorse soltanto con il criterio del conto economico. Così abbiamo sentito parlare di economia share holder value, ma in realtà - dice Tremonti - si tratta solo di economia take away.
Si può, allora, tornare - o incominciare - a parlare di rapporto fra etica ed economia? A giudizio del ministro si deve, anche perché "ci troviamo in una terra incognita. Sappiamo che al termine di ogni crisi c'è una soluzione, ma in questo momento non la vediamo" e c'è bisogno di un cambiamento di prospettiva. Per lo meno "dobbiamo avere l'ignoranza scientifica di chi sa di non sapere e quindi diffidare di quelli che non sapevano di non sapere": la critica, per nulla velata, è a quanti non avevano previsto quanto è accaduto e adesso magari redigono ricette. In conclusione Tremonti ha detto di non saper giudicare se il capitalismo sia destinato a tramontare: "Non è detto. Ci vorrebbe un economista, ma di solito non ci prendono...", ha aggiunto ancora ironicamente.
A giudizio del ministro probabilmente si andrà verso una visione più pragmatica e si troverà lo spazio per un'economia sociale attraverso l'introduzione di valori morali, abbandonando la domanda di beni superflui e basati sul debito in favore di investimenti comunitari basati sul "solido di una prospettiva fondativa". Il relatore ha così concluso: "Non sarà più il mercato, ma la coscienza morale a giudicare il potere. Come diceva Platone, l'unica moneta buona con cui cambiare le altre è la frònesis, vale a dire intelligenza, e un'intelligenza che sa stare in guardia, soprattutto se è aiutata da Dio".
(©L'Osservatore Romano - 20 novembre 2008)
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