mercoledì 5 novembre 2008

Politiche coercitive in Brasile contro la donna e la vita

A colloquio con padre Marco Paini missionario nell'arcidiocesi di Belo Horizonte

di Danilo Quinto

Il mezzo di controllo della natalità più diffuso nel mondo è la sterilizzazione delle donne. Secondo stime del 1995 - di recente richiamate in un dossier dell'Agenzia Fides - le ultime a disposizione, centosessanta milioni di donne in età riproduttiva hanno fatto ricorso alla legatura delle tube; centotrentotto milioni di loro vivono in Paesi in via di sviluppo.
Se nei Paesi occidentali, il ricorso alla legatura delle tube come metodo anticoncezionale è minimo - anche se nel Regno Unito, ad esempio, stando ai dati del servizio sanitario, ogni anno circa quarantamila donne sceglierebbero la sterilizzazione, un dato che fa riflettere sul come viene considerata la sterilizzazione in quel Paese, una pratica volontaria anticoncezionale - in zone del mondo povere e ad alta densità demografica, la sterilizzazione è stata usata negli ultimi decenni come una pratica di massa e questo lascia ritenere che non sia stata una libera scelta da parte delle donne.
Incentivi, disinformazione e politiche coercitive hanno fatto la loro parte. E la fanno tuttora, in alcuni casi. Del Brasile - dove la cifra degli aborti clandestini è stimata tra gli ottocentomila e il milione - parliamo con padre Marco Paini, sacerdote missionario della Comunità missionaria di Villaregia.
Partito a ventitré anni per Belo Horizonte, padre Marco ha terminato gli studi di teologia in Brasile, dov'è stato ordinato diacono e ha iniziato il ministero sacerdotale. Dopo quattro anni è rientrato in Italia e dopo nove anni è ripartito per Belo Horizonte, dove è stato fino a oggi, in una Comunità che ormai ha 22 anni di vita. Dal 1998 ha lavorato più direttamente nella pastorale della missione di Betânia, che conta circa quarantamila abitanti e, negli ultimi tre anni, ha prestato servizio nella vicaria e nell'arcidiocesi di Belo Horizonte.
Padre Marco delinea i principali problemi che ha dovuto affrontare nella sua opera missionaria. "Credo fondamentalmente tre. Il primo riguarda il processo di inculturazione. Spesso possiamo rischiare di sottovalutare l'importanza di questo aspetto nella vita missionaria. Per me - sottolinea - ha significato farmi semplice e povero per accostarmi alla gente che incontravo come fratello e amico, con il desiderio di conoscere e di imparare, di rallegrarmi per ogni bellezza vista e di rispettare quello che non riuscivo a comprendere. Il secondo si riferisce alla sfida di un meccanismo ingiusto, in cui le persone non possono realizzare i propri sogni a causa delle precarie condizioni economiche. In questi anni, innumerevoli volte mi sono trovato nella situazione di non sapere come aiutare gente capace e animata da buona volontà, ma costretta a lottare ogni giorno per la propria sopravvivenza; giovani, papà e mamme, adulti, persone intelligenti e buone, desiderose di realizzare tanti progetti per loro importanti, ma che, ogni giorno, devono fare i conti con una povertà che schiaccia, che opprime, che impedisce di vivere con dignità. Per loro esiste solo la speranza, o, in casi peggiori, la rabbia e la rassegnazione". Il terzo problema si situa a livello religioso. Secondo padre Paini "la presenza in Brasile di tantissime denominazioni religiose, cristiane e non, lascia spesso le persone confuse e insicure, sempre alla ricerca di quella "chiesa" che può soddisfare maggiormente le proprie esigenze e necessità. È stata questa una difficoltà che ci ha spinto a cercare le modalità più autentiche di testimoniare la nostra fede, prima ancora di annunciarla e predicarla".
Padre Paini illustra l'attività del Centro di Amore alla Vita. "Il Centro di Amore alla Vita (Ceavi) è nato nella nostra missione di Betânia nel 1992. Davanti a un sistema sociale che incentiva una mentalità contro la vita con la propaganda dei metodi contraccettivi tradizionali, la pillola, la spirale, il diaframma (sono forniti gratuitamente presso i centri di salute statali), abbiamo tentato di individuare proposte alternative per sostenere e incoraggiare chi desidera fare scelte in favore del diritto alla vita. Il Centro - ricorda il missionario - ha orientato il proprio lavoro alla scelta e all'applicazione dei "metodi naturali", come via a una sana ed equilibrata pianificazione familiare, rispettosa delle leggi naturali e delle persone. L'applicazione di tali metodi richiede un profondo rispetto dei ritmi naturali ed è possibile solo a persone che, in nome dell'amore, sanno rinunciare alla ricerca egoistica del proprio piacere per cercare sinceramente il bene del proprio partner e l'armonia del rapporto a due".
Padre Marco parla anche dei problemi più rilevanti che vivono la donna e la famiglia in Brasile. "Per quanto riguarda il lavoro, si sta verificando in Brasile la "femminilizzazione della povertà": si tratta, in altri termini, di una disparità dei salari tra uomini e donne. In media, gli uomini ricevono uno stipendio del 42% superiore a quello delle donne. Inoltre, mentre essi occupano i posti di lavoro meglio retribuiti, le donne svolgono attività legate a servizi personali e sociali, con salari più bassi. Il tasso di disoccupazione è del 6,7% tra le donne e del 5,9% tra gli uomini. Sono meno, poi, le donne che vanno in pensione rispetto agli uomini che, quando raggiungono questo traguardo, ricevono uno stipendio maggiore. Negli ultimi anni, si è registrato, tuttavia, un maggior inserimento delle donne sia nel mondo del lavoro sia negli ambienti politici".
A riguardo della natalità e della condizione della donna "alcune politiche pubbliche del governo, dirette sia alle gestanti sia ai neonati, hanno portato - rileva padre Marco - alla diminuzione della mortalità infantile, ma i numeri sono ancora molto alti. Cinquemila donne muoiono dando alla luce un bambino, sebbene il 96% di esse potrebbe essere salvato attraverso interventi adeguati. Circa un milione di donne ricorre ogni anno all'aborto che, realizzato in condizioni poco sicure, è la quarta causa di mortalità delle donne in Brasile. Il 45% della popolazione brasiliana è composta da negri e mulatti; costituiscono il 69% dei poveri. Il 40,7% delle brasiliane negre o mulatte muore prima dei 50 anni. Su mille bambini, figli di madri bianche, trentasette muoiono; il numero sale a sessantadue in caso di figli di madri negre o mulatte. Oggi in Brasile ogni quindici secondi una donna viene picchiata".
Circa l'interruzione volontaria della gravidanza, padre Marco traccia una situazione inquietante.
"La pratica dell'aborto - evidenzia - è sempre più diffusa come sistema di controllo delle nascite. Trattandosi di una pratica illegale, non esistono statistiche ufficiali a riguardo. Comunque, è risaputo che la frequenza è altissima e le modalità tra le più svariate: dall'intervento fatto presso cliniche clandestine alla classica "pesada" (un calcio dato con violenza nel ventre della gestante) diffusissima negli ambienti di povertà estrema. Esiste una buona parte della società brasiliana schierata a favore della legalizzazione dell'aborto; tanti la ritengono necessaria, in particolare, in riferimento a una situazione molto triste, quella cioè della prostituzione infantile. Con tutta la crudeltà e la violenza che la accompagna, la prostituzione infantile assume in questo Paese dimensioni e caratteristiche terrificanti".
Ciò che rende il problema ancora più drammatico è il fatto che esso si sta espandendo a macchia d'olio dal nord al sud del Brasile.
"In Brasile siamo di fronte a un grande paradosso. Mentre si impongono tagli drastici alle spese per la sanità, mentre il ricovero in ospedale è un lusso di una élite, - rileva ancora padre Marco Paini - le poche risorse destinate al benessere del cittadino sono investite contro il diritto alla vita. Per una polmonite si può morire perché lo Stato non fornisce gli antibiotici agli indigenti, ma per controllare la fertilità e favorire la sterilizzazione non si bada a spese. Ovviamente si evita ogni informazione sugli effetti deleteri dei contraccettivi, della sterilizzazione stessa. La voce profetica della Chiesa in Brasile ripete a tutti, senza stancarsi, "Scegli, dunque, la vita!"".



(©L'Osservatore Romano - 6 novembre 2008)

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