Il Natale abolito a Oxford
Un coro di critiche
Oxford, 4. Ancora critiche alla decisione del consiglio comunale di Oxford di cancellare la parola "Christmas", Natale, dalle celebrazioni, giungono dal vescovo di Portsmouth, monsignor Roger Francis Crispian Hollis, e dall'arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura.
"Ancora una volta - ha detto il vescovo Hollis - si tratta di linguaggio politicamente corretto impazzito e sono contento di sapere che i nostri amici musulmani e ebrei la pensano allo stesso modo. La decisione offende la comunità cristiana della città, non fa nulla per promuovere l'armonia razziale e, nel nome dell'inclusività, esclude le tradizioni di una significativa parte della popolazione della città. Deploro questa decisione e spero che il comune ci ripensi"
Anche l'arcivescovo Ravasi ha sottolineato che: "La decisione del consiglio comunale di Oxford di abolire qualsiasi riferimento al Natale è sintomo dell'ateismo che oggi si promuove con l'indifferenza religiosa. Il desiderio di questa iniziativa di Oxford non è tanto quello di riuscire a ristabilire un dialogo in modo tale da non avere prevaricazioni, quanto, piuttosto, quello di stingere fino al punto di restringere qualsiasi identità propria, qualsiasi storia che sta alle spalle e non stabilire un vero dialogo. Il vero dialogo - ha aggiunto l'arcivescovo - lo si costruisce attraverso le identità; quindi, in questo caso, ritengo che non solo si tratti di una stravaganza, ma alla fine anche di una negazione consapevole, non so fino a che punto, di una grandezza che sta alle proprie spalle, che costruisce il proprio stesso volto".
L'obiettivo dichiarato dalle autorità del comune britannico è quello di ridimensionare l'eccessiva risonanza assegnata alla più importante festività cristiana a discapito delle altre religioni.
Sabir Hussain Mirza, presidente del consiglio musulmano di Oxford, ha affermato: "Sono molto irritato per questo. I cristiani, i musulmani e altre religioni aspettano tutti il Natale".
Dello stesso avviso il rabbino Bracknell, del centro educativo di ebraismo di Oxford, "qualsiasi decisione che annacqui la cultura tradizionale e il cristianesimo nel Regno Unito non è positiva per l'identità britannica".
L'arcivescovo Ravasi considera molto positivo il fatto che i musulmani e gli ebrei si oppongano a questa iniziativa, perché significa che anch'essi sono consapevoli dei pericoli di questo tentativo di eliminare le identità.
"Mentre in passato - ha proseguito il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura - quando si combatteva la presenza dei segni religiosi, lo si faceva con delle argomentazioni, persino con il desiderio di opporre un sistema del tutto alternativo, ora, invece tante volte questa avanzata della negazione è una specie di onda grigia, di nebbia; si vuole introdurre proprio una componente così fluida e inconsistente che è la caratteristica della secolarizzazione attuale. Dio non viene negato - ha concluso l'arcivescovo - viene del tutto ignorato e l'impegno pastorale è ancora più complesso perché di fronte a una negazione si possono apportare le argomentazioni. Di fronte, invece, a questa sorta di "gioco di società" incolore, inodore, insapore, c'è alla fine, l'impossibilità di una reazione. Ora noi non abbiamo più l'ateismo, ma l'indifferenza che stinge, scolora, e alla fine, forse impedisce all'uomo anche di interrogarsi, come fanno tutte le grandi religioni, sui temi fondamentali, temi capitali che vengono invece dissolti all'interno di un'atmosfera così inconsistente".
(©L'Osservatore Romano - 5 novembre 2008)
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