domenica 16 novembre 2008

Don Giussani a Cipro!

Iniziativa promossa dall'arcivescovo ortodosso Chrysostomos II

Sbarca a Cipro
l'esperienza di don Giussani


di Luca Pezzi

"Che la nostra vita possa essere come la corsa dei due apostoli Pietro e Giovanni verso la tomba vuota di Cristo risorto. E che in questo cammino possiamo toccare con mano la fame e sete di Dio". Queste le parole con cui padre Gregorios Ioannides, teologo ortodosso, ha concluso il suo intervento durante la recente presentazione a Nicosia, capitale di Cipro, de Il senso religioso di don Luigi Giussani.
È stato un evento che ha suggellato un'amicizia e una stima cominciate a Roma e che ha segnato una tappa di grande valore, anche simbolico, a Cipro, dove è stato lo stesso arcivescovo ortodosso Chrysostomos II, a introdurre significativamente la figura del sacerdote cattolico, fondatore del movimento di Comunione e Liberazione.
La chiesa autocefala di Cipro sorge direttamente - così sancisce il concilio di Efeso del 431 - dall'opera evangelizzatrice di Barnaba, l'apostolo che insieme a Paolo percorse l'isola da est ad ovest, da Salamina - oggi Famagosta - a Pafo. L'antica storia cristiana di Cipro è fiorita nella splendida isola del Mediterraneo che secondo Esiodo ha visto nascere la dea Afrodite. Una terra dove il mito si annoda alla bellezza della natura e al succedersi delle civiltà e delle culture, dai greci ai francesi, dai veneziani agli ottomani. Oggi Cipro è una realtà complessa e ferita. Nicosia è l'ultima città europea a restare divisa: dal 1974 un terzo dell'isola è occupato dall'esercito turco, e pochissimi sono i cristiani che hanno potuto restare nella parte settentrionale. Una tragedia storica, ben visibile a chi attraversa "la linea": degli oltre cinquecento siti e monumenti cristiani - chiese, monasteri, cimiteri - pochissimi sono sopravvissuti alle devastazioni e all'abbandono. Una ferita che si annuncia anche dai finestrini dell'aereo che atterra a Larnaca: lo sguardo dei passeggeri non può non notare l'enorme bandiera con la mezzaluna tracciata sulla montagna a nord di Nicosia e che di sera si illumina ad intermittenza. Nessuno, abitanti e viaggiatori, trascorre una giornata nell'isola potendo ignorare il gigantesco segnale.
Dicevamo di una amicizia nata a Roma, nel corso della importante visita al Papa dell'arcivescovo Chrysostomos nel giugno 2007, e proseguita poi a Rimini, poiché all'ultimo Meeting per l'amicizia tra i popoli una mostra fotografica sulle chiese in rovina di Cipro Nord aveva suscitato grandissima emozione. E infine l'incontro di Nicosia, promosso dallo stesso arcivescovado ortodosso e curato dal direttore del museo bizantino, Ioannis Eliades. Relatori, oltre al teologo Ioannides, don Ambrogio Pisoni, dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, e il vicepresidente del parlamento europeo, Mario Mauro. In sala un centinaio di persone, esponenti delle chiese e della Custodia di terra santa, membri del parlamento e del governo, l'ambasciatore italiano. Canti della liturgia bizantina hanno aperto e concluso l'incontro. Dopo l'introduzione di Chrysostomos II, padre Ioannides cita alcuni esempi tratti dal testo di don Giussani, la morte di un ragazzo e quella di un uomo, per domandarsi assieme al sacerdote italiano "perché esiste l'uomo? Perché vale la pena di vivere anche solo cinque minuti?". Ricorda le parole di Shakespeare: "Il mondo senza Dio sarebbe una favola raccontata da un idiota in un eccesso di furore" e sviluppa l'itinerario della ragione verso la fede, poi al centro dell'intervento di don Pisoni, che per illustrare la proposta educativa di don Giussani, ne rievoca il primo incontro con gli studenti del liceo milanese Berchet, nel 1954. "Professore - gli dicono - è inutile che lei venga qui a parlare di religione, poiché ragione e fede non si incontrano mai". Don Giussani chiede allora alla classe cosa è la fede e cosa è la ragione, ma non ottiene risposte. Cominciava così un percorso educativo che ha accompagnato generazioni di giovani in Italia e poi in molte parti del mondo. Il senso religioso, che è il libro più noto di don Giussani, è ormai tradotto in 19 lingue (ultima la giapponese).
Un percorso che ha affascinato padre Ioannides, che sviluppa una intensa riflessione sul mistero dell'uomo e sul mistero di Dio. L'uomo come "centro della creazione", il solo "ad avere consapevolezza della propria ragione"; la creatura come "segno", come "tempio, luogo della presenza di Dio". Lo colpisce il passaggio giussaniano sulla "miopia", cioè la tentazione umana di impadronirsi della realtà. E finisce con la ricerca dell'uomo e l'uscita dal mare nostrum: la presenza di "un Dio che, grazie a Dio, si è fatto carne, superando il livello della nostra ragione". Un Dio che ha fatto dei pescatori i suoi discepoli, del ladrone il primo in paradiso, di san Paolo - il persecutore - il testimone della fede per tutte le nazioni. Un Dio che "non ci ha consegnato una religione, ma una ecclesia, vale a dire non un insieme di ideologie ma il corpo del Cristo nei secoli". Possibilità di una "metamorfosi, trasformazione, ovvero la trasfigurazione della nostra vita". Questa è la risposta alle domande iniziali, sul perché della vita e della morte: un sapere, che per Isaac di Siria, è "senso della vita immortale e conoscenza di Dio": quel Fecisti nos ad te et inquietum est cor nostrum donec requiescat in te di sant'Agostino.
Una "trasfigurazione" che muove, che interessa e tocca i vari aspetti della vita, inclusa la politica, come poi ha spiegato il vicepresidente del parlamento europeo, Mario Mauro, che ha raccontato l'esperienza di un uomo che si è formato alla scuola di don Giussani e che è impegnato nella battaglia sull'identità cristiana dell'Europa.


(©L'Osservatore Romano - 16 novembre 2008)

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