Si sono concluse sabato in Nuova Zelanda le operazioni di voto per eleggere il nuovo Parlamento monocamerale. Secondo i risultati ancora parziali dello spoglio, il Partito nazionalista conservatore di centro-destra (Nznp) di John Key, la principale forza politica dell'opposizione, avrebbe circa il quarantasei per cento del favore popolare, contro il trentaquattro per cento del Partito laburista (Nzlp) di Helen Clark, da nove anni ininterrottamente al Governo.
Le elezioni si sono inserite in un periodo decisamente difficile dal punto di vista economico. Anche la Nuova Zelanda è infatti alle prese con la contrazione dell'economia.
Dopo un decennio di florida crescita, il tasso di inflazione nel Paese insulare dell'Oceano Pacifico meridionale è aumentato dell'1,5 per cento nel terzo trimestre di quest'anno, superando la soglia del cinque per cento, il livello più alto mai registrato negli ultimi diciotto anni.
Per fronteggiare l'impatto della crisi finanziaria e la stagnazione dell'economia nazionale, scivolata quest'anno nella recessione, la Banca centrale della Nuova Zelanda ha ridotto il tasso ufficiale di interesse di un punto percentuale. Si tratta di una misura senza precedenti nella storia economica del Paese. Ed è dunque sull'andamento incerto dell'economia che si è incentrata gran parte della campagna elettorale. E a beneficiare della situazione sembra così essere proprio il Partito nazionalista di John Key, nonostante il Governo abbia negli ultimi tempi portato il Paese ai primi posti nel mondo in base all'indice di sviluppo umano delle Nazioni Unite.
Monarchia costituzionale parlamentare - il capo dello Stato è la regina Elisabetta ii, rappresentata da un governatore centrale, i cui compiti sono essenzialmente di tipo cerimoniale -, la Nuova Zelanda è stata caratterizzata nell'ultimo ventennio da una regolare alternanza al potere tra i nazionalisti e i laburisti. Nel corso degli anni Novanta, il Partito nazionalista conservatore ha detenuto l'autorità politica per nove anni.
Tra le principali caratteristiche della Nuova Zelanda c'è senza ombra di dubbio quella di essere l'unica Nazione al mondo in cui tutte le più alte cariche istituzionali sono state - fra il marzo del 2005 e l'agosto del 2006 - ricoperte da donne: la regina della Nuova Zelanda Elisabetta ii, il primo ministro, Helen Clark, e il presidente della Camera dei Rappresentanti e Amministratore dell'Esecutivo, Siam Elias.
Nelle ultime elezioni del 17 settembre del 2005, cinquanta seggi sono andati ai laburisti, i nazionalisti conservatori ne hanno ottenuti quarantotto, i populisti di centrodestra sette, i verdi sei, i democristiani tre, il partito maori quattro, i liberali di centro-destra due, mentre il Jim Anderton Progressive, ne ha guadagnato uno. In Nuova Zelanda le elezioni per il rinnovo del Parlamento si tengono ogni tre anni. Gli elettori debbono esprimere due voti: uno per il deputato locale nel loro collegio e un voto di lista per il partito preferito.
I cittadini di etnia maori possono scegliere di votare i rappresentanti delle liste generali o, in alternativa, quelli che si presentano in uno degli speciali collegi maori.
Nel 1933, un referendum sancì il passaggio dal maggioritario uninominale a un nuovo sistema elettorale di tipo proporzionale misto (con sbarramento al cinque per cento), che potesse in qualche modo spezzare il duopolio fra conservatori e laburisti. Questo dato di fatto ha permesso ai partiti minori di acquisire un maggiore peso e, di conseguenza, avere un ruolo sempre più incisivo sulla scena politica neozelandese.
Attualmente, nazionalisti e laburisti non sembrano in grado di vincere in maniera netta le elezioni parlamentari. E' praticamente certo, quindi, che dalle urne non emerga nessuna netta indicazione sul nuovo assetto politico della Nuova Zelanda. Pertanto, saranno necessarie alleanze con i partiti minori, che dovrebbero dare vita a un Governo di coalizione.
(©L'Osservatore Romano - 9 novembre 2008)
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