sabato 30 agosto 2008

La modernità ha ancora bisogno della Chiesa?

"E' l’uomo che ha bisogno della Chiesa, ed è l’uomo di oggi, in particolare, che ha bisogno che ci sia un soggetto che annunci che c’è nella storia una presenza salvifica. La Chiesa non è solo colei che annuncia, ma colei che continua a rendere visibile l’opera di Cristo. L’uomo di oggi ha bisogno di incontrare Cristo per essere protagonista; e ha bisogno della Chiesa per incontrare il Cristo risorto. Perché ci sia progresso, poi, è necessario che ci sia il rispetto di ogni persona e del bene di tutti; se ognuno di noi si chiude invece in se stesso non andrà lontano. Ecco allora che la modernità ha bisogno della Chiesa perché la Chiesa può fare capire qual è il percorso necessario per compiere e per raggiungere un progresso e uno sviluppo che siano pienamente umani."

Chi l'ha detto? Ieri. Lo scrivo domani.


DON LUIGI NEGRI Presentazione a: “Scritti politici di Joseph de Maistre”

La prima edizione italiana di quest'opera di de Maistre si segnala come evento culturale di grande importanza, almeno per due ragioni.
1. Il volume offre spunti notevoli per una riconsiderazione delle complesse radici e dei movimenti culturali e sociali che hanno condotto alla Rivoluzione francese ed al delinearsi, fino al suo compiersi, di quel processo di formazione delle ideologie e dei sistemi totalitari che hanno condotto all'apogeo, terribile e drammatico, del totalitarismo moderno fino alla sua inequivocabile crisi. Quel "suicidio" tematizzato in modo puntuale ed efficacissimo dalla lezione speculativa e critica che dobbiamo al nostro grande pensatore Del Noce.


La polemica di de Maistre è molto aspra, soprattutto nei confronti di Rousseau e di Voltaire, con argomenti "ad hominem" che spesso sfiorano l'insulto: ma nel suo complesso è una polemica i cui contenuti fondamentali superano il contesto storico in cui è stata vissuta, per indicare prospettive rilevanti anche per il nostro presente.
Revisione, dicevamo, delle linee antropologiche, étiche, culturali e sociali che hanno lanciato la cultura europea nella costruzione della società e dello stato totalitario, come unico ed adeguato obiettivo della storia ed insieme come unico soggetto storico, e come criterio interpretativo adeguato di tutti i movimenti storici e sociali.
Lo stato dunque, come sintesi di tutti i valori personali e sociali, dotato di tutti i diritti, e perciò capace di rispondere a tutti i bisogni. Quello stato che la modernità ci ha abituato a pensare come la società, pensata con il massimo rigore teorico, attuata con il massimo di capacità etica e dotata dell'enorme potenziale degli apparati tecnologico­scientifici.
Quello stato combattuto soltanto dalla Dottrina Sociale della Chiesa fin dal magistero di Pio IX che, nella proposizione 39 del Sillabo (864) giudicava inconciliabile con la fede cattolica l'affermazione che "lo stato come fonte autonoma di ogni diritto gode di un diritto che non conosce confini".
I secoli che vanno dall'illuminismo al 1989 sono stati il più drammatico tentativo di concepire l'uomo senza nessuna dimensione religiosa e di costruire una cultura e una società in cui tale uomo, originariamente potente, potesse esprimere in modo adeguato e definitivo il suo potere.
Non di potere dell'uomo si è trattato: ma di un potere sull'uomo: la distruzione fisica di milioni di uomini, la perdita di responsabilità etica e di capacità creativa sono state queste le conseguenze di tale processo.
Da tempo erano avvertiti sintomi di crisi.
Vorrei addurre un documento, forse tra i più impressionanti, prodotto da giovani che negli anni settanta, prima di essere distrutti dalla rappresaglia del potere sovietico, hanno offerto a se stessi e al mondo la testimonianza di una acutissima lettura della situazione sovietico-mondiale e di una grande prospettiva di resurrezione:
"Ci è stato dato di vivere in un'epoca fatale. In tempi di minacciosi presentimenti apocalittici e di generale crisi ideologica. L'uomo sta attraversando un periodo tutto particolare della sua storia. Ai nostri occhi si delinea il tramonto del grande secolo del tardo Illuminismo, che ha incarnato il suo estremo slancio paternalistico nei regimi totalitari del XX secolo. L'attuale crisi totale, frantumando l'universo storico-spirituale che alimentava il pathos politico-organizzativo dell'illuminismo, ha portato il mondo al limite della, dissoluzione.
Alla fiamma di tale incendio storico vanno in cenere le forme ormai obsolete delle ideologie che pretendevano di strutturare il mondo disseminando la terra di vittime e muoiono le utopie sociali, ma il fumo di questo incendio offusca l'orizzonte spirituale della storia con l'incerto fantasma della fine.
I conflitti ideologici, come metastasi, lacerano gli organismi sociali obbligando i popoli a pagare con sangue tutt'altro che irreale. Nonostante la crisi delle ideologie esistenti, si va febbrilmente cercando l'ideale perfetto di struttura sociale a prescindere dall'acquisizione di autentici valori spirituali. E proprio mentre l'uomo ha sete di libertà, le forme di schiavitù spirituale e sociale hanno raggiunto uno sviluppo senza precedenti. Allo stesso tempo gli uomini scoprono con amara esperienza personale che la libertà, cui tanto appassionatamente anela il mondo, se viene presa come principio assoluto, diventa distruzione e non-essere. La civiltà contemporanea, che inghiotte e stritola sempre nuove nazioni, edifica un cosmo senza volto ormai privo di caratteristiche nazionali. Contemporaneamente però si stanno nuovamente scatenando accesi sentimenti nazionali, rinasce l'autocoscienza nazionale e sorgono attivi movimenti nazionalisti.
Ci troviamo alle soglie di una nuova era, di una nuova concezione del mondo e di una nuova coscienza storica. In questi eventi alla Russia spetta un posto particolare. Per prima essa provò su di sé gli effetti violenti dell'ideologia tardo-illuministica, che ora avviluppa con una strategia globale il mondo intero. Dunque essa dovrà giocare un ruolo fatidico nella futura catastrofe mondiale. Sotto questo escatologico si sviluppa la storia russa.
Questa terribile catastrofe è dovuta all'incarnarsi delle utopie socialiste dell’illuminismo nel tessuto della vita contemporanea. L'uomo dell'illuminismo aveva respinto Dio con irrisione e si era messo al Suo posto. Egli si considerava quasi un dio, detentore delle verità assolute e ricettacolo della coscienza universale. Questa certezza lo spinse a istruire le masse e produsse la colossale forza interiore che animava il suo slancio paternalistico, teso a disperdere le tenebre dei pregiudizi clericali e nazionali con la luce sfolgorante: della unica vera ideologia scientifica. Dal momento però che tali pregiudizi erano radicati ontologicamente nella storia, che erano stati consacrati dalla Chiesa e avevano una profonda e reale vitalità, e quindi mal cedevano il passo all'azione illuminatrice, l'illuminista, desiderando essere il padrone delle menti popolari, creò efficienti strumenti di denaro sostenuti (perché fossero più convincenti) da uno sbalorditivo terrore. Il messianismo millenarista dell'ideologia tardo-illuminista, assunto il potere nelle proprie mani, cominciò a sacrificare all'idolo di un radioso avvenire milioni di propri compatrioti. E mentre il mondo batteva le mani ai giganteschi sforzi illuministici le popolazioni, irrigidite nella loro incapacità di accogliere la grande ideologia di salvezza, intridevano del proprio sangue il suolo dell'Arcipelago.
Tuttavia il volontarismo tardo-illuminista non riuscì a costringere gli uomini ad edificare il proprio mondo interiore secondo la sua immagine e non creò una nuova antropologia, ma riuscì solo a ottenebrare la coscienza popolare in un'atmosfera di sinistro terrore. La Russia ammutolì.
Al nostro fianco vivono generazioni mute. Esse attraversano in silenzio la vita, portando con sé nella tomba un grido inespresso.
E sopra il mondo, preso dall'angoscia, come un fungo atomico è sorto il fantasma nebbioso del socialismo.
E noi che viviamo all'ombra di questi spaventosi avvenimenti ci apriamo il varco dal mondo degli spettri socialisti verso la realtà e la storia". ("Sulle ceneri dell'ideologia" ed. La Casa di Matriona, pp. 67-69).
La scienza è servita esclusivamente a rendere rigoroso, "necessario", l'esercizio del potere; è servita a dotare di apparati tecnologicamente perfetti, senza etica e senza cuore, le strutture dell'esercizio del potere.
Il fallimento di tutto questo è certamente l'episodio conclusivo di questo millennio ed è di fronte a questo fallimento, e per indicare una nuova possibilità di autentica esperienza umana e di vera responsabilità etica e sociale, che nasce e si misura oggi una nuova "cultura".
2. Ed è a questo punto che il testo di de Maistre rivela una sua precisa attualità. e sembra dare un apporto rilevante al nuovo dibattito sulla fondazione della sovranità e quindi del potere. Se il potere assoluto e compiutamente autoreferente è fallito, quale immagine nuova deve avere un potere che sia "per l'uomo" e non "contro l'uomo"?
De Maistre opera un sostanziale superamento di quella antropologia irreligiosa che era alla base del processo totalitario recuperando l'esperienza religiosa come dimensione fondamentale dell'uomo.
Non l'uomo come affermazione del potere ma l'uomo come domanda di senso, di verità, di bellezza e di giustizia; è di fronte a questa esperienza che nasce e si misura il potere. Il potere non fa nascere l'uomo; è ali "'uomo religioso" che deve guardare il potere.
Il recupero che de Maistre fa della esperienza religiosa fondamentale, come inevitabile dimensione costitutiva dell'uomo e quindi del potere stesso, sembra abbia un carattere profondamente attuale.
Il superamento della tentazione di un potere autoreferenziale è legata alla presenza nella storia e nella società di una realtà umana singola od associata, che si senta definita esclusivamente, dal proprio rapporto con il mistero trascendente e, perciò, che è irriducibile a qualsiasi organizzazione di carattere sociale e politico.
È sulla base del pascaliano "l'uomo supera infinitamente l'uomo" che è possibile procedere verso la determinazione di strutture di potere al servizio dell'uomo e della società, verso quel potere come "servizio" che costituisce il contenuto autentico della dottrina sociale della Chiesa.
Il dibattito è soltanto all'inizio: da questo dipende il futuro immediato delle nuove generazioni e della loro società. A questo dibattito arriviamo, con l'orgoglio della grande tradizione cattolica, ma desiderosi di contribuire a nuove forme di vita per l'uomo e per la società.
Eredi di quel S. Ambrogio che disse a Teodosio, espressione di totalitarismo statale paradossalmente cristiano: "Tu sei una grande cosa imperatore, ma sotto il cielo. Ed io difendo i diritti del cielo: cerchiamo di dare il nostro contributo al futuro. Per questo nostro servizio un'opera come quella che la coraggiosa casa editrice Cantagalli presenta al pubblico, è di importanza fondamentale.
Per questo siamo molto grati all'editore e facciamo i migliori auguri all'opera.

da TotusTuus