Chi ha votato Obama non lo ha fatto
per la sua politica sui temi etici
Le preoccupazioni economiche sono state decisive per l'elezione di Barack Obama. Molti dei suoi elettori perciò, non solo cattolici, non hanno dato mandato al presidente eletto di agire sui temi riguardanti la vita secondo le intenzioni mostrate dal candidato democratico nel corso della campagna elettorale. A Baltimora, dove si sta tenendo l'assemblea d'autunno dei vescovi degli Stati Uniti, ieri si è discusso anche di questo. Dopo circa tre ore di confronti, pubblici e privati, i presuli hanno consegnato al presidente della Conferenza episcopale, il cardinale Francis Eugene George, una lista di questioni da sollevare a loro parere all'interno della dichiarazione che lo stesso cardinale farà a loro nome e che è attesa per oggi. Il punto centrale della discussione è stata la riaffermazione dell'opposizione della Chiesa all'aborto e del suo interesse alla protezione dei bambini non nati, in relazione soprattutto ai possibili provvedimenti sul tema che il presidente eletto Barack Obama potrebbe varare sia riguardo l'interruzione volontaria di gravidanza sia riguardo alla ricerca sulle cellule staminali embrionali. I vescovi hanno discusso l'argomento a lungo nella sessione esecutiva di ieri mattina e si sono ripresentati nella sessione pomeridiana con una lista articolata in cinque punti. Nel corso della sessione comunque i vescovi si sono confrontati anche su diversi elementi specifici delle questioni esaminate.
La dichiarazione dovrebbe essere indirizzata a Obama e alla sua amministrazione ma alcuni vescovi hanno espresso il desiderio che il documento sia conformato in modo tale da poter essere anche usato come strumento di insegnamento per tutti. Il primo punto sul quale si sono accordati i vescovi ricalca quanto già illustrato dal cardinale George nella sua prolusione, nella quale aveva parlato del significato storico dell'elezione del primo afroamericano presidente ma aveva anche ricordato come il bene comune non possa incarnarsi in nessuna società nella quale è permesso che un bambino in attesa di nascere possa essere ucciso legalmente a scelta. Riguardo agli altri elementi essenziali che i vescovi desiderano siano inclusi nella dichiarazione, si parte con la volontà di collaborare con la nuova amministrazione presidenziale, specialmente in campi come la giustizia economica, la riforma dell'immigrazione, l'assistenza sanitaria per i poveri, l'educazione, la libertà religiosa e la pace. La Chiesa, è il secondo punto, è impegnata a opporsi al male e i vescovi sono uniti nel promuovere il rispetto della vita e a difendere i bambini non nati sin dal momento del concepimento. Di conseguenza i presuli ribadiscono l'opposizione alla legislazione conosciuta come Freedom of Choice Act, un progetto che è stato per anni ripresentato al Congresso. La versione più recente di questo progetto cerca di superare le leggi statali che potrebbero restringere la libertà d'aborto nel caso che la nota sentenza Roe vs Wade - che ha di fatto introdotto l'aborto a richiesta - possa essere sconfessata dalla Corte Suprema. Da candidato, ricordano i vescovi, ai gruppi sostenitori del Planned Parenthood fautori della pianificazione delle nascite, Obama ha assicurato che avrebbe firmato il Freedom of Choice Act.
Nel terzo punto stilato dai vescovi, questi affermano che l'elezione presidenziale è stata decisa primariamente dalla preoccupazione degli elettori circa l'economia: "anche questioni come la guerra in Iraq e l'assistenza sanitaria, lasciando da parte l'aborto, sono state di secondo piano". I vescovi, si afferma in un altro punto, vogliono esprimere la loro riconoscenza ai cattolici impegnati nella vita pubblica per il loro impegno a proteggere la vita dei non nati e dei più indifesi e formulano l'auspicio che tutti i cattolici con incarichi pubblici siano pienamente impegnati nel perseguire il bene comune.
Durante la discussione diversi vescovi hanno anche espresso il desiderio che si sottolinei come, dal momento che gli elettori hanno scelto sulla base delle preoccupazioni economiche, l'elezione di Obama non debba essere interpretata come un mandato a procedere con politiche a favore dell'aborto che invece molti di quegli elettori non vorrebbero. Qualche altro vescovo ha invece puntato l'attenzione su come la Chiesa possa rispondere a quei politici cattolici la cui azione politica sembra essere in contrasto con l'insegnamento della Chiesa. Fra questi, secondo quanto riporta l'agenzia Catholic News Service, il vescovo di Scranton, Joseph Francis Martino, per il quale i vescovi dovranno necessariamente intervenire il più fermamente possibile nei riguardi di quei cattolici "che non sono semplicemente riluttanti a votare a favore della vita ma sono in maniera stridente contro la vita". Una proposta a favore di una collaborazione più aperta con la nuova amministrazione è invece venuta dal vescovo di Owensboro, John Jeremiah McRaith, il quale ha suggerito di inserire nella dichiarazione finale anche la proposta di collaborare sul tema della protezione dei bambini non nati.
Intanto i media americani hanno diffuso la notizia - confermata dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede - della telefonata effettuata ieri dal presidente eletto Obama a Benedetto XVI. Nel colloquio Obama ha ringraziato il Pontefice per le congratulazioni inviategli all'indomani delle elezioni.
(©L'Osservatore Romano - 13 novembre 2008)
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