Il dramma dei bambini soldato
non può lasciare indifferenti
"Lasciateci in pace siamo bambini". È lo slogan della campagna lanciata l'anno scorso dalla Caritas di Roma che ha l'obiettivo di sensibilizzare la diocesi sul problema dei bambini soldato e sulle cause che lo generano e di raccogliere fondi per sostenere i progetti promossi dalla Caritas di Goma, nella Repubblica Democratica del Congo, in favore della smobilitazione e del loro reinserimento sociale.
"La Caritas di Roma sostiene la Caritas di Goma dal 2002, ma è presente nella regione dei Grandi Laghi dal 1995 dopo l'emergenza del genocidio in Rwanda sostenendo molti progetti di emergenza. Dal 2006 abbiamo un progetto di servizio civile a Goma che prevede la presenza ogni quattro anni di due giovani volontari. Il lavoro a favore del recupero dei bambini soldato è uno degli aspetti di questa collaborazione". Lo ha detto, sabato mattina, il direttore della Caritas diocesana, monsignor Guerino Di Tora, durante il convegno svoltosi presso il Polo formativo Caritas di Roma.
Sono intervenuti, tra gli altri, Juvénal Munubo Mubi, responsabile del progetto di "disarmo, smilitarizzazione e reintegrazione" (Ddr) della Caritas di Goma, e Oliviero Bettinelli, responsabile del settore di educazione alla pace e alla mondialità della Caritas di Roma. Durante il convegno è stato presentato un libro che raccoglie alcune testimonianze di bambini soldato che hanno raccontato con disegni e foto il loro mondo.
"Oggi promuoviamo questo convegno - ha detto monsignor Di Tora - per offrire un momento di approfondimento sulla realtà dei bambini soldato nella Repubblica Democratica del Congo. Il focus sui bambini soldato e sull'intervento specifico della Caritas di Goma ci costringe a considerare non solo il problema in sé, ma anche a confrontarci con le cause che alimentano un fenomeno così drammatico: la povertà, l'ingiustizia e la guerra".
In questi giorni la situazione umanitaria nella Repubblica Democratica del Congo, e in particolare nel Nord Kivu, sta peggiorando e il numero degli sfollati dalla ripresa degli scontri in settembre è salito: duecentocinquantatremila secondo le stime dell'Ufficio dell'Onu per gli affari umanitari (Ocha). A questo dato si sommano gli oltre ottocentomila sfollati dei precedenti conflitti che si trovano in situazioni di estremo bisogno e necessitano di un'urgente assistenza umanitaria. Il fiume in piena di profughi privi di tutto si fa, dunque, sempre più incontenibile, mentre è allarme per il rischio di stupri di massa e per il reclutamento dei bambini soldato. "Nel contesto attuale - si legge in un comunicato emesso dall'Onu - decine di migliaia di donne e ragazze sono a rischio in un Paese dove lo stupro è da tempo un'arma da guerra". La portavoce dell'Unicef, Véronique Taveau, ha citato testimonianze su giovani tra i quattordici e i diciassette anni che sarebbero stati reclutati dalle milizie per partecipare ai combattimenti e su bambine reclutate per servire quali schiave sessuali. L'Unicef ha quindi lanciato una campagna via radio per dire no al reclutamento dei bambini e chiedere la liberazione dei bambini-soldato.
Tale campagna si va ad affiancare a quella lanciata dalla Caritas di Roma che sta cercando di sensibilizzare il territorio laziale a questo triste fenomeno. A partire dall'anno pastorale 2007/2008 sono state avviate una serie di attività: l'agenda per la pace 2008, la festa per la pace 2008, incontri di sensibilizzazione presso le scuole e parrocchie romane, una mostra fotografica sul tema dei bambini soldato, una brochure informativa per scuole, associazioni e parrocchie, nonché strumenti per l'approfondimento e l'animazione. "Attraverso queste attività - ha sottolineato Oliviero Bettinelli - sono stati raccolti fino a oggi oltre venticinquemila euro. Le attività per sostenere la campagna si concluderanno con la festa per la pace che si terrà a Roma il 19 aprile 2009".
Attualmente, nella Repubblica Democratica del Congo, si stimano circa quattro milioni di orfani mentre il rapporto di "Human rights watch" indica in trentamila i bambini soggetti alle violenze dei vari eserciti "liberati" nel periodo 2003-2007.
Il processo di disarmo dei giovani combattenti è difficoltoso e l'attuale situazione sociale e culturale del Paese comporta una serie di complesse problematiche. Tuttavia, per porre fine all'arruolamento dei bambini soldato sono stati avviati i programmi di "disarmo, smilitarizzazione e reintegrazione" che mirano a recuperare i bambini e le bambine soldato a offrire un'alternativa possibile alla loro partecipazione ai conflitti armati e aiutarli a riprendere la loro vita all'interno della comunità. Si tratta di un processo di lunga durata che prevede varie fasi. Prevenzione: attività di sensibilizzazione e informazione sui diritti dei bambini, in particolare sui bambini arruolati nelle forze armate; smobilitazione: è il formale e controllato distacco dei combattenti dalle forze armate. L'azione di Caritas Goma avviene nei centri di transito e orientamento (Cto) preposti al recupero dei bambini soldato; reinserimento: è la fase di assistenza offerta agli ex combattenti. Inizia con la smobilitazione e finisce con la reintegrazione.
"All'arrivo nei Cto - ha spiegato Juvénal Munubo Mubi - i bambini vengono disarmati e consegnati loro abiti civili. Dopo l'accoglienza si procede alla compilazione di una scheda di identificazione del bambino da parte degli operatori. Attraverso la compilazione delle schede e l'accompagnamento quotidiano, gli educatori tentano di raccogliere le informazioni necessarie per stabilire l'identità dei bambini per riuscire a rintracciare la loro famiglia, valutarne i bisogni e le priorità, lavorando sul recupero della stima in se stessi e della fiducia negli altri. Tutte le attività - ha proseguito il responsabile Ddr della Caritas di Goma - mirano al recupero dell'infanzia, in un percorso che utilizza diversi strumenti. Le attività educative comprendono corsi di alfabetizzazione, educazione all'igiene e formazione al lavoro agricolo e all'allevamento".
I Cto gestiti dalla Caritas di Goma sono quattro: Mweso e Masisi aperti nel 2004; Nyanzale e Kanyabayonga nel 2007. A ottobre 2008 sono stati accolti duemilacentonovantasette tra bambini e bambine.
Ma gli adolescenti congolesi oltre al rischio reclutamento devono fare i conti anche con il propagarsi delle malattie. Il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia e l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) hanno insistito sulla minaccia costituita dalla propagazione colera e morbillo, particolarmente letali per i bambini. L'Oms ha annunciato che l'Italia ha fornito farmaci e altri aiuti per un totale di trenta tonnellate.
(©L'Osservatore Romano - 9 novembre 2008)
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