martedì 14 ottobre 2008

La prima Regola è tutta in una Parola

I monaci e le Scritture

di Josep M. Soler
Abate di Montserrat

San Benedetto stabilisce, nel capitolo xxi della sua Regola, la costituzione dei decani in caso la comunità sia numerosa. Originariamente si trattava di fratelli che venivano nominati superiori di gruppi di dieci monaci, ispirandosi agli aiutanti di Mosè nel governo del popolo (Esodo, 18, 21-22). Benedetto istituisce le decanie guardando anche al monachesimo più antico, specialemente quello copto, ma conferisce ai decani funzioni più ampie che implicano anche una certa cura spirituale per aiutare l'abate.
Secondo la Regola, i decani sono costituiti "affinché si prendano cura in tutto delle loro decanie, secondo i comandamenti di Dio e le disposizioni dell'abate". Il criterio, dunque, che deve informare sia l'esercizio della loro funzione sia la vita dei monaci a loro affidati è doppio: la fedeltà alla Parola di Dio - l'espressione "i comandamenti" non si deve intendere come riferita solo al decalogo, ma sinonimo della volontà di Dio che si esprime nella Scrittura - e l'obbedienza alla concreta attualizzazione che, dopo il discernimento voluto, si fa della Parola divina.
La Parola di Dio è quindi la prima regola per i monaci. Lo possiamo affermare per un duplice motivo: anzitutto perché per essi è stato il primo testo a stabilire la norma di vita, prima ancora delle regole monastiche, e perché la Scrittura ha un valore superiore alle altre regole. La Parola precede ogni altra norma, dunque, in senso cronologico, ma soprattutto come primazia spirituale. Già ai tempi dei padri del deserto, quando qualcuno andava a trovarli per chiedere loro una parola di salvezza, rispondevano citando quanto "sta scritto" nella divina Scrittura, che era per essi tutta incentrata su Gesù Cristo.
Anche la "Regola del nostro santo padre Basilio", alla quale rimanda san Benedetto nel cap. lXXIII, 5, si colloca nella stessa tradizione. Non si tratta tanto di una regola monastica, quanto di una sintesi dei precetti contenuti nella Scrittura affinché i monaci possano vivere secondo la Parola di Dio e, guidati da essa, sappiano affrontare i diversi aspetti della vita spirituale e fraterna. In questa scia si colloca anche la seguente espressione interrogativa di san Benedetto: "Quale pagina, infatti, o quale parola ispirata da Dio dell'Antico e del Nuovo Testamento, non è rettissima norma della vita dell'uomo?" (Regola, LXIII, 3).
Fedele allo spirito di san Basilio, la Regola benedettina, del resto, cerca in ogni capitolo uno o più brani della Scrittura per fondamentare l'esposizione sul tema a trattare. San Benedetto vuole che i monaci siano uomini di Dio e, dunque, uomini della Parola.
La vita monastica, in tutti i suoi aspetti, si snoda alla luce della Parola di Dio; una vita da essa guidata, incoraggiata, giudicata, guarita, salvata.
Una Parola che arriva tramite la celebrazione liturgica, dove è proclamata e dove l'accogliamo mutuamente attraverso la salmodia alterna e le letture. Perviene infatti a noi, anche tramite la lectio. Questo a tu per tu con la Parola - e con Colui che ce la indirizza come lettera intima e confidenziale - diventa comprensione del messaggio; preghiera e contemplazione; e delle volte lotta per restare attenti e perseveranti a esso, mentre se ne accolgono le esigenze. La Parola divina ci arriva, inoltre, per mezzo della parola umana del fratello, soprattutto la parola di coloro che hanno ricevuto una missione pastorale. E ci può toccare, ancora, tramite la voce della propria coscienza quando essa resta aperta all'inedito di Dio e al discernimento dovuto. Tutte queste forme di attenzione per la Parola e la preghiera si fecondano a vicenda e ci danno vita nello Spirito e vitalità nell'esercizio della nostra missione.
La tradizione monastica ci insegna a non disattendere la Parola divina che ci viene rivolta ogni giorno e a dedicare alcuni momenti della giornata alla lectio. In questo modo seguiamo l'esortazione iniziale della Regola: "Piega l'orecchio del tuo cuore, accogli con docilità (...) è la Scrittura stessa che ci sprona" (Regola, Prologo 1. 8). Così ci possiamo progressivamente imbibire dello spirito del Vangelo e conformarvi la nostra vita personale e comunitaria, mentre riproduciamo in noi la vita in Cristo nella gioia e la libertà interiore. Finché "ci sia dato di vedere Colui che ci ha chiamati al suo Regno" (Regola, Prologo, 21).



(©L'Osservatore Romano - 13-14 ottobre 2008)

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