sabato 18 ottobre 2008

In Orissa il progetto degli estremisti va avanti passo dopo passo

Gli indù ripuliscono i terreni dove sorgevano le chiese per costruire i loro templi

Bhubaneshwar, 17. L'azione violenta dei gruppi fondamentalisti indù in Orissa continua a delinearsi sempre più come un preciso piano per estirpare ogni traccia di cristianesimo nello Stato. Il bilancio ha assunto i contorni di una reale epurazione: centottanta chiese distrutte, 4.500 case bruciate e razziate, oltre cinquantamila persone in fuga.
Fonti locali parlano di un'aggressività crescente che si va organizzando per rendere sempre più ostile la terra ai cristiani. Si è giunti persino, racconta ad AsiaNews padre Ajay Singh, "a criminalizzare i cristiani che sono attualmente ospitati nei campi rifugio allestiti dal governo". Padre Singh dirige un centro di iniziativa sociale, il "Jan Vikas", situato nel territorio dell'arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar e, dopo aver visitato tre campi, racconta: "La nostra gente è trattata come animali. Hanno distribuito solo una coperta per famiglia; l'igiene e la sanità sono inesistenti". E aggiunge: "Ma ciò che è più tragico è che ai cristiani è proibito pregare: le forze di sicurezza continuano a vigilare in modo puntiglioso, perché questo non avvenga e proibiscono anche ogni aiuto a consolazione dall'esterno. Le donne, soprattutto, sono colpite da una profonda depressione".
Tutto questo, mentre all'esterno dei campi, spesso senza che le forze dell'ordine intervengano, la brutalità degli indù appare inarrestabile: proibiscono ai cristiani di incontrarsi e pregare; cercano di uccidere i nuovi convertiti; occupano il terreno delle chiese distrutte e cancellano ogni traccia dei cristiani. Secondo quanto infatti denuncia il Global Council of Indian Christians (Gcic), il Sangh Parivar, un'organizzazione politica che riunisce gran parte dei gruppi fondamentalisti, ha anche iniziato una "pulizia" dei terreni dove prima esistevano case di cristiani e chiese. Gli estremisti indù svellono le pietre delle fondamenta degli edifici, riempiendo poi le buche con la terra. Successivamente rimuovono i confini tra i campi agricoli di proprietà dei cristiani e se li spartiscono tra loro. Il presidente del Gcic, Sajan George, dichiara che l'intenzione dei fondamentalisti "è di appropriarsi con mezzi fraudolenti delle proprietà dei cristiani per costruire templi indù sulle terre dove una volta c'erano chiese e case".
Sulla persecuzione dei cristiani si è espresso, tra gli altri, il reverendo Samuel Kobia, segretario generale del World Council of Churches (Wcc), in questi giorni in visita in India. Per Kobia "il fondamentalismo religioso rappresenta una delle più gravi minacce nel mondo".
Sempre in India, si è aperto un dibattito sul tema delle conversioni, promosso dall'All India Christian Council (Aicc), in occasione della celebrazione dell'anniversario del "Dhammadiksha", il giorno nel quale l'estensore della Costituzione indiana, Bhimrao Ramji Ambedkar, scelse in piena libertà una nuova religione, dimostrando - è sottolineato - "che la conversione non è un crimine".
La discussione si inserisce nella difficile situazione che vede i cristiani, tra l'altro, essere accusati di proselitismo. Il presidente dell'Aicc evidenzia che l'organismo supporta la libertà di religione e la libertà di coscienza che include anche la conversione.
Da più parti si ribadisce che l'India riconosce la libertà di religione: la nazione ha firmato la Dichiarazione universale dei diritti umani, al cui articolo 18, si afferma che le persone devono restare libere di scegliere la propria religione. Nella Costituzione indiana, inoltre, all'articolo 25, si parla della garanzia al diritto di propagare la religione, che include anche la conversione.
La comunità cristiana è fortemente impegnata sul piano del dialogo interreligioso, nonostante le continue e ingiuste accuse di proselitismo fatte dagli estremisti. Tra l'altro, recentemente, un'associazione di studenti la Kandhamal Chatra Sangharsa Samiti (Kcss) ha chiesto una moratoria sulle conversioni fatte da organizzazioni non governative cristiane, per onorare l'opera dello Swami Laxamananda Saraswati, un fondamentalista indù che per molti anni ha agito in Orissa per fermare le conversioni cristiane.
La sua uccisione, avvenuta lo scorso agosto, per la quale è stata mossa accusa alla comunità cristiana, ha causato una violenta ondata di violenze in Orissa che ancora continua.
Dall'All India Christian Council si evidenzia che "il vero dialogo è la pietra d'angolo del nostro essere testimoni cristiani nella vita di tutti i giorni". Dalla riflessione in atto sulle conversione emerge, tuttavia, la necessità di promuovere una piattaforma stabile di collaborazione tra tutte le parti interessate. Dall'Aicc si propone, in particolare, di organizzare dei forum bilaterali o multilaterali tra leader religiosi per discutere le questioni principali e individuare le soluzione per mantenere vivi gli alti valori che hanno reso da secoli l'India uno dei modelli di democrazia nel mondo.



(©L'Osservatore Romano - 18 ottobre 2008)
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