sabato 18 ottobre 2008

Gli Stati Uniti e la difettosa bussola morale

Uno studio dei Cavalieri di Colombo rivela che l'84% dei cittadini vuole restrizioni all'aborto

di Marco Bellizi

Trentacinque anni dopo la celebre sentenza Roe vs. Wade, emessa dalla Corte Suprema degli Stati Uniti, il fronte pro aborto registra consistenti arretramenti. Lo dimostra un sondaggio nazionale realizzato dal 24 settembre al 3 ottobre scorsi dal Marist College Institute of Public Opinion per conto dei Cavalieri di Colombo. Secondo i risultati del sondaggio, la percentuale dei favorevoli all'aborto libero in qualsiasi momento della gravidanza è sceso fino all'8% della popolazione. Mentre addirittura l'84% dei cittadini ritiene che vadano posti limiti più restrittivi all'interruzione volontaria di gravidanza. Risultati che mostrano un certo fermento nell'opinione pubblica statunitense rispetto ai temi morali. Aspetti che nella percezione della popolazione sono stati lasciati da parte, tanto che, dallo stesso studio reso pubblico dai Cavalieri di Colombo, si apprende che il 71% della popolazione è convinta che la "bussola morale del Paese sta attualmente indicando una direzione sbagliata". Percentuale che sale al 73% fra i cattolici.
Che il tema dell'aborto sia un tema caldo, entrato in parte anche nella campagna elettorale per le prossime presidenziali, lo dimostrano recenti e ripetuti interventi della conferenza episcopale degli Stati Uniti e varie iniziative a livello diocesano. L'ultima in ordine di tempo, quella del vicario generale di Washington, il vescovo Martin David Holley, il quale ha diffuso una dichiarazione destinata alla comunità di colore della capitale a seguito della pubblicazione di un altro studio che mostra come fra i neri la percentuale di aborti sia cinque volte superiore a quella del resto della popolazione: "Come afroamericano - ha affermato il vescovo - sono rattristato dal vedere che la donne nere continuano a essere l'obbiettivo dell'industria dell'aborto. La perdita di ogni bambino è una tragedia, ma noi dobbiamo chiederci: perché i bambini delle minoranze vengono abortiti in percentuali così sproporzionate rispetto al resto della popolazione?". La questione dell'aborto, secondo il presule, deve stare al centro della questione della stessa sopravvivenza della comunità afroamericana. Non è chiaramente solo un tema etico. Il riferimento all'industria dell'aborto non è casuale. Il vescovo Holley ha illustrato anche qualche cifra: all'organizzazione non profit Planned Parenthood, che si occupa appunto di programmazione famigliare, il governo federale, afferma il presule, ha elargito ogni anno circa 300 milioni di dollari: "Per la prima volta, l'anno scorso, Planned Parenthood ha raccolto più di un miliardo e ha realizzato profitti per 51 milioni". Il vicario generale di Washington ha rivolto un appello agli afroamericani a "difendere la nostra comunità ridedicandoci alla vita familiare e al matrimonio, promuovendo il dono della castità e della fedeltà matrimoniale, impegnando noi stessi a pregare e a servire gli altri e difendendo la vita e la dignità di ogni essere umano. Possiamo accogliere ogni bambino come dono e sconfiggere l'aborto".
Il sondaggio commissionato dai Cavalieri di Colombo è stato concepito per consentire il confronto fra il punto di vista degli elettori cattolici e quello del resto degli elettori sui temi morali. Agli intervistati si è chiesto fra l'altro di scegliere fra diverse affermazioni quale è più vicina al loro personale punto di vista sull'aborto. Il 32% degli intervistati ha risposto che l'aborto dovrebbe essere consentito solo in caso di stupro, incesto o per salvare la vita della madre; il 24% ha invece risposto che deve essere consentito solo nei primi tre mesi di gravidanza; il 15% che dovrebbe essere consentito solo per salvare la vita della madre; il 13% che l'aborto non dovrebbe essere mai consentito in nessuna circostanza. Il sondaggio inoltre rileva che solo il 15% di quelli che descrivono se stessi come pro-choice, a favore cioè della libertà di scelta, sono favorevoli all'aborto libero in ogni momento della gravidanza. Il 71% dei pro-choice ha dichiarato inoltre che vorrebbe al contrario restrizioni alla libertà d'aborto. Fra questi, il 43% limiterebbe l'aborto al primo trimestre e il 23% limiterebbe l'aborto ai soli casi di stupro, incesto o per salvare la vita della madre.
Il Cavaliere Supremo dei Cavalieri di Colombo, Carl A. Anderson, ha descritto i risultati del sondaggio come "indicativi del fatto che il termine pro-choice - quando applicato estensivamente - polarizza la discussione sull'aborto e maschera il fatto che c'è un largo consenso fra gli americani sul fatto che l'aborto dovrebbe essere significativamente ristretto".
Per quanto riguarda l'obbiettivo originario del sondaggio, quello cioè di studiare le convinzioni degli elettori cattolici sui temi morali rispetto al resto dell'elettorato, il sondaggio mette in evidenza come il 65% dei cattolici praticanti differiscano dal 35% che non lo sono. Per alcune tematiche il sondaggio mostra similitudini fra le convinzioni dei cattolici e quelle degli altri elettori, come l'intervento pubblico a favore dei poveri, l'amnistia per gli immigrati irregolari, sul riscaldamento globale del pianeta, sulle unioni civili e fra persone dello stesso sesso e sulla convinzione che l'economia sia il problema numero uno della nazione. Il 70% di tutti i votanti registrati così come il 70% di tutti gli elettori cattolici praticanti registrati afferma che voterebbe per un candidato che crede che il matrimonio sia solo quello fra un uomo e una donna, con una maggioranza di elettori in entrambi i casi che "assolutamente voterebbe per un tale candidato". Cattolici e non, come si accennava, sono d'accordo sul fatto che l'America necessita di un riaggiustamento morale. Il 71% di tutti i residenti e il 73% dei cattolici degli Stati Uniti credono che "la bussola morale del Paese attualmente punta nella direzione sbagliata". Tuttavia, su altri temi, gli elettori cattolici differiscono dall'elettorato nel suo insieme. Sono meno disponibili a votare per un candidato favorevole alla pena di morte, e più disposti a favorire un candidato che è impegnato a vincere la guerra in Iraq. Alcune delle differenze più evidenti si registrano all'interno della comunità degli elettori cattolici. Il 59% dei praticanti cattolici è pro-life, mentre il 65% dei non praticanti è pro-choice. I cattolici non praticanti sono molto più vicini dall'essere pro-choice che la popolazione in generale (65% contro il 50%). Solo il 30% dei residenti degli Stati Uniti è favorevole al matrimonio omosessuale mentre lo è il 46% dei cattolici non praticanti. Il 75% dei cattolici praticanti si oppone al matrimonio omosessuale. L'autorizzazione dei genitori per una figlia minorenne (sotto i 18 anni) che ha intenzione di abortire è necessaria secondo il 77% dei residenti degli Stati Uniti e l'84% dei praticanti cattolici.



(©L'Osservatore Romano - 18 ottobre 2008)

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