di Salvatore M. Perrella
L'insegnamento della mariologia nei centri accademici della Chiesa negli ultimi venti anni è progredito in quantità e qualità e la situazione appare incoraggiante per il futuro. È il dato più evidente emerso dal recente convegno - 28-29 novembre - che si è svolto presso l'università Antonianum su iniziativa della Pontificia Accademia Mariana Internationale e della Pontificia Facoltà Teologica Marianum, a vent'anni dalla lettera circolare sull'insegnamento della mariologia nei centri accademici della Chiesa, pubblicata dalla Congregazione per l'Educazione Cattolica con il titolo "La Vergine Maria nella formazione intellettuale e spirituale". Al convegno hanno partecipato il prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica, cardinale Zenon Grocholewski e il Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, l'arcivescovo Gianfranco Ravasi.
Una scienza di raccordo La circolare del 25 marzo 1988, a un anno dalla promulgazione dell'enciclica Redemptoris Mater e nel pieno svolgimento dell'Anno mariano indetto da Giovanni Paolo ii è indirizzata ai vescovi delle Chiese locali e loro tramite ai rettori dei seminari, ai presidi e decani delle facoltà teologiche ed ecclesiastiche, allo scopo di fornire agli studenti di teologia una formazione mariologica integrale che abbracci lo studio, il culto e la vita, dando praticamente all'insegnamento della mariologia il giusto posto e l'adeguato spazio nel curriculum studiorum.
Rispetto al passato, la mariologia come disciplina teologica non si può isolare dalle altre scienze teologiche. Addentrarsi nella conoscenza di Maria significa penetrare più a fondo nella conoscenza di Cristo, della Chiesa e dell'uomo. A sua volta la verità su Cristo, sulla Chiesa e sull'uomo illumina la verità circa Maria; per queste ragioni la mariologia realizzata e insegnata con criteri scientifici e con la doverosa sensibilità interdisciplinare fornisce un contributo importante all'investigazione teologica. Essa, infatti, è strettamente legata alle altre discipline teologiche, ciò significa che non è una disciplina né autonoma né isolata, ma è una disciplina teologica eminentemente relazionale. Come Maria nella sua realtà di grazia e di natura è donna di relazione e di dialogo, così la mariologia si può considerare una "disciplina di raccordo", un luogo d'incontro dei vari trattati teologici - cristologia, pneumatologia, ecclesiologia, trinitaria, antropologia, liturgia, escatologia, ecumenismo - quindi un eminente "spazio di sintesi". La riflessione teologica sulla persona, sul ruolo-servizio e sul significato della Vergine nell'ambito della fede, della celebrazione della fede e della vita di fede, è necessariamente connessa con gli altri grandi temi del cristianesimo.
Un corso formativo La lettera circolare del 1988, riferendosi dell'insegnamento della mariologia, tocca un punto importante della questione, stabilendo la necessità e la congruità formativa, intellettuale e pastorale di tale insegnamento: "Considerata l'importanza della figura della Vergine nella storia della salvezza e nella vita del popolo di Dio, e dopo le indicazioni del Vaticano ii e dei sommi Pontefici, sarebbe impensabile che oggi l'insegnamento della mariologia fosse trascurato: occorre pertanto dare a esso il giusto posto nei seminari e nelle facoltà teologiche" (Ibidem, 27). La lettera non dice nulla sul "come" e il "quando" tale insegnamento sia entrato nel curriculum studiorum dei centri accademici; per cui non contesta né difende il passato di tale insegnamento. Al documento sta a cuore "l'oggi" e il "futuro" della mariologia e del suo insegnamento; un insegnamento che dovrà essere "organico, inserito cioè adeguatamente nel piano di studi del curricolo teologico" (Ibidem, 28). Ciò significa che bisogna offrire in modo adeguato agli alunni l'intera connessione interna dei vari aspetti della persona, del ruolo e del significato della Madre di Gesù, collegandoli con le principali discipline teologiche e nel contesto del principio conciliare della hierarchia veritatum (cfr. Unitatis redintegratio 11). Il mistero-evento mariano deve essere insegnato e studiato in tutte le sue parti, con metodo rispondente ai criteri dettati da Optatam totius 13-18, adatto per la retta sua comprensione e nel quadro globale della teologia. Per cui l'insegnamento deve perciò essere: "Completo, in modo che la persona della Vergine sia considerata nell'intera storia della salvezza, cioè nel suo rapporto con Dio; con Cristo, Verbo incarnato, salvatore e mediatore; con lo Spirito Santo, santificatore e datore di vita; con la Chiesa, sacramento di salvezza; con l'uomo - le sue origini e il suo sviluppo nella vita della grazia, il suo destino di gloria" (La Vergine Maria nella formazione intellettuale e spirituale, 28). Maria di Nazaret non è un elemento marginale della fede cristiana, ma in lei umile serva del Signore si concentra, si riassume e si riverbera il Mistero (cfr. Lumen gentium 65). Perciò, l'insegnamento su di lei deve essere "completo"; cioè Maria deve essere considerata nel suo singolare rapporto con il mistero di Dio Padre, di Cristo, dello Spirito, della Chiesa, dell'uomo-donna, del cosmo; al contrario una presentazione solipsistica della Madre di Gesù rischia quasi di deformare l'icona biblica, teologale e simbolica, con deleteri effetti nella prassi pastorale ed ecumenica. Perciò l'insegnamento della mariologia dovrà anche essere: "Rispondente ai vari tipi di istituzione (centri di cultura religiosa, seminari, facoltà teologiche...) e a livello degli studenti: futuri sacerdoti e docenti di mariologia, animatori della pietà mariana nelle diocesi, formatori di vita religiosa, catechisti, conferenzieri e quanti sono desiderosi di approfondire la conoscenza mariana" (La Vergine Maria nella formazione intellettuale e spirituale, 28). La lettera circolare parla di inserire l'insegnamento mariologico "nel giusto posto". Come materia dalla grande rilevanza dottrinale, pastorale ed ecumenica, essa dovrebbe essere insegnata, per un'ora settimanale in un semestre, ma sarebbero ideali due ore settimanali in un semestre del triennio istituzionale; tale servizio accademico darebbe agli studenti, specie quelli di prima formazione teologica, l'opportunità di una buona e sufficiente conoscenza. Riguardo alla collocazione dell'insegnamento in questione, Bruno Forte ritiene: "La mariologia, inserita organicamente nell'insieme della teologia, è al tempo stesso cifra dell'intero: contenuta dal tutto, essa contiene il tutto in forma densa, fedele riflesso di quell'evento della storia, la Pasqua, in cui la storia intera si lascia contenere. In altri termini, proprio perché rinvia ai vari capitoli della dogmatica cristiana, la mariologia può costituirne efficacemente l'ultimo capitolo, una sorta di verbum abbreviatum, di compendio argomentativo, narrativo e simbolico insieme, ricco di forza evocativa e di stimoli pratico-critici". Un trattato teologico sensibile alle indicazioni che provengono dalla vita della Chiesa, dalla liturgia e dalla pietà del popolo, e alle esigenze ecumeniche, interreligiose e pastorali, grazie alla doverosa attenzione ed empatia prestata ai problemi, alle gioie e alle speranze degli uomini e delle donne del nostro tempo. Quindi un trattato e un insegnamento in cui non si dovranno lamentare eccessi di astrattismo, di mariocentrismo o di mariofobia, o nel contempo denunciare incresciose assenze o reticenze. Risulta evidente il riferimento al capitolo viii della Lumen gentium del Vaticano ii, alla Marialis cultus di Paolo vi, alla Mulieris dignitatem e alla Redemptoris Mater di Giovanni Paolo ii, alla Deus caritas est e alla Spe salvi di Benedetto XVI, che ritengono la parabola evangelica, teologale, teologica e tipologico-ecclesiale della Vergine "paradigmatica e significativa" per la fede del nostro tempo.
Prospettive incoraggianti Circa la questione della struttura dell'insegnamento mariologico tra il "corso unitario" e il "corso frazionato", sulla base della nostra esperienza di docenza, ci pronunciamo a favore del primo nel senso che tra la proposta del "corso frazionato" e quella del "corso unitario", sia preferibile la seconda, cioè quella di un corso in cui il docente, con uno "spazio" sufficiente, con rigorosa adesione alle fonti e con apertura a rigorose prospettive interdisciplinari, illustri sistematicamente quanto la Chiesa insegna su Maria, santa sorella dell'umanità. Infatti: la formazione degli studenti deve "possedere una conoscenza completa ed esatta della dottrina della Chiesa sulla Vergine Maria, che consenta loro di discernere la vera dalla falsa devozione, e l'autentica dottrina dalle sue deformazioni, per eccesso o per difetto; e soprattutto che dischiuda a essi la via per contemplare e comprendere la superna bellezza della gloriosa madre del Cristo; alimentare un amore autentico verso la Madre del Salvatore e madre degli uomini, che si esprima in genuine forme di venerazione e si traduca in imitazione delle sue virtù e soprattutto in un deciso impegno a vivere secondo i comandamenti di Dio e a fare la sua volontà (cfr. Matteo 7, 21; Giovanni 15, 14); sviluppare la capacità di comunicare tale amore con la parola, gli scritti, la vita, al popolo cristiano, la cui pietà mariana è da promuovere e coltivare" (La Vergine Maria nella formazione intellettuale e spirituale, 34). La lettera nella conclusione si sofferma sul rapporto stretto esistente tra mariologia e spiritualità mariana, affermando che lo studio della mariologia tende, come sua ultima meta, all'acquisizione di una solida spiritualità mariana, aspetto qualificante l'unica spiritualità cristiana. Questo rapporto, inoltre, si prolunga in un altro importante passaggio: dalla spiritualità mariana alla corrispondente devozione mariana, che trova la massima espressione nella celebrazione liturgica dei misteri di Cristo e di Dio a cui è stata associata la Madre del Signore. La recente indagine statistica compiuta da Jean-Pierre Sieme Lasoul ha dimostrato che all'interno dei centri accademici della Chiesa ci sono diversità sul modo di interpretare e attuare il dispositivo della lettera circolare. Infatti, su 282 istituti dell'urbe e dell'orbe cattolico presi in considerazione, il 68% hanno un corso di mariologia all'interno del triennio teologico istituzionale; ciò significa che il rimanente 32% di essi non hanno ancora dato corso alla disposizione della Congregazione per l'Educazione Cattolica. Tra quelli che offrono agli studenti di teologia un corso di mariologia, il 60% ha un corso sistematico (intero) mentre il 40% offrono un corso frazionato (mariologia inclusa nel corso dell'ecclesiologia o della cristologia). Il risultato dell'indagine, comunque, è tutto sommato incoraggiante; la mariologia sempre più diventa materia di insegnamento e questo è stato ed è lo scopo principale della lettera circolare del 1988.
(©L'Osservatore Romano - 4 dicembre 2008)
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