sabato 6 dicembre 2008

La conversione di Paolo al centro della predica di Avvento

Un invito a fare esperienza
di Cristo


"L'anno paolino è una grazia grande per la Chiesa, ma presenta anche un pericolo: quello di fermarsi a Paolo, alla sua personalità, alla sua dottrina, senza fare il passo successivo da lui a Cristo". A mettere in guardia da questo rischi0 è il padre Raniero Cantalamessa. Il cappuccino ne ha parlato nella prima predica di Avvento tenuta, alla presenza di Benedetto XVI, venerdì mattina 5 dicembre, nella cappella Redemptoris Mater in Vaticano.
Il tema per le prediche di quest'anno - tratto dalla Lettera ai Galati - "Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio nato da donna", del resto si prestava alla riflessione. Nella prima il predicatore della Casa Pontificia ha sviluppato il tema della conversione dell'Apostolo. Dopo aver messo in guardia dal rischio di fermarsi a Paolo invece di focalizzarsi su Cristo, il cappuccino ha sottolineato un altro sbaglio: fermarsi alla dottrina paolina senza "lasciarci contagiare dal suo amore e dal suo fuoco per lui". Le meditazioni di quest'anno cercheranno, appunto, di indurre non solo alla conoscenza, ma anche all'amore per il Redentore. Il predicatore ha fatto notare come della conversione di san Paolo vi sono due diverse narrazioni. "Una che descrive l'evento - ha detto - dall'esterno in chiave storica e un'altra che descrive l'evento dall'interno, in chiave psicologica o autobiografica". La prima si trova negli Atti degli Apostoli, la seconda nel capitolo 3 della Lettera ai Filippesi. L'incontro di Paolo con Cristo "ha diviso la sua vita in due, ha creato un prima e un poi. Un incontro personalissimo (è l'unico testo dove l'apostolo usa il singolare "mio", non "nostro" Signore) e un incontro esistenziale più che mentale". La vita dell'Apostolo venne sconvolta da questo incontro, tanto che dichiarò essere "anatema chi osasse predicare un vangelo diverso". Da dove viene tanta insistenza di Paolo, se non perché in essa è contenuta la novità cristiana, "quello che la distingue da ogni altra religione o filosofia religiosa. Ogni proposta religiosa comincia dicendo agli uomini quello che devono fare per salvarsi o ottenere la "Illuminazione". Il cristianesimo non comincia dicendo agli uomini quello che devono fare, ma quello che Dio ha fatto per loro in Cristo Gesù. Il cristianesimo è la religione della grazia. C'è posto - e come - per i doveri e l'osservanza dei comandamenti, ma dopo, come risposta alla grazia, non come sua causa o suo prezzo. Non ci si salva per le buone opere, anche se non ci si salva senza le buone opere. È una rivoluzione di cui, a distanza di duemlia anni, ancora stentiamo a prendere coscienza".
Padre Cantalamessa ha poi evidenziato come la conversione di san Paolo sia il modello stesso della vera conversione cristiana, che "consiste anzitutto nell'accettare Cristo, nel "rivolgersi" a lui mediante la fede. Essa è un trovare prima che un lasciare. Gesù non dice: un uomo vendette tutto quello che aveva e si mise alla ricerca di un tesoro nascosto; dice: un uomo trovò un tesoro e per questo vendette tutto". Essendo la conversione un'esperienza da vivere, l'Anno paolino è un'occasione propizia per sperimentarla. Il predicatore ha poi affrontato il tema del sacrum commercium tra noi e Dio realizzato in Cristo: quello che è mio, cioè il peccato, la debolezza, diventa di Cristo; quello che è di Cristo, cioè la santità, diventa mio. Nella Chiesa cattolica, ha concluso padre Cantalamessa, "abbiamo un mezzo privilegiato per fare questa esperienza concreta e quotidiana di questo sacro scambio e della giustificazione per grazia, mediante la fede: i sacramenti".



(©L'Osservatore Romano - 6 dicembre 2008)

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