mercoledì 3 settembre 2008

Preghiera per i cristiani di Orissa

«Sanguis martyrum semen christianorum»: tante volte l’abbiamo detto, e la storia ne è, come sempre, la conferma. E certamente, di fronte a tanto odio, a tanta crudeltà, a tanta bestialità (e per di più ottusa), il nostro cuore trema, trepida, soffre. E si domanda il perché, sia dell’odio sia dell’indifferenza del mondo di fronte a tanto dolore.

Così leggiamo su Asianews e sui vari media che hanno raccontato cosa succede ad Orissa, in India: «Bhubaneswar (AsiaNews) – A una settimana dall’inizio delle violenze in Orissa migliaia di persone, la maggior parte delle quali cristiane, sono ancora nascoste nella foresta o hanno trovato rifugio nei campi di accoglienza predisposti dal governo. Secondo le ultime cifre vi sarebbero almeno 6mila sfollati nei campi profughi e 5mila persone nascoste nelle foreste attorno a Kandhamal, ma la cifra dei rifugiati potrebbe presto toccar quota 10mila. […] Intanto continua ad aumentare il numero delle vittime delle violenze: “Abbiamo ricevuto informazioni attendibili – denuncia Sajan George, presidente del GCIC – in base alle quali le vittime sarebbero almeno 100, nelle zone segnate dalla violenza continuano a spuntare cadaveri mutilati o corpi bruciati”. L’attivista cristiano chiede, al contempo, le “dimissioni in blocco” di tutto il governo dell’Orissa incapace di fermare i massacri contro la comunità cristiana e ne riporta un esempio: “A Bakingia – denuncia Sajan – le famiglie di Daniel e Michael Naik, di fede cristiana e composte da sette individui, sono state torturate e uccise dai fondamentalisti; i cadaveri sono stati identificati grazie ai vestiti indossati, e il luogo dove sono stati uccisi dista solo 80 km dalla stazione di polizia”. […] Intanto continuano i raid anche fuori dell'Orissa. Ieri nel Madhya Pradesh i fanatici hanno assaltato cinque scuole e una chiesa per rappresaglia contro la chiusura degli edifici. Gli assalti hanno avuto luogo nel distretto di Gwaliar (tre scuole e una chiesa) e Barwani (due scuole), e solo per il tempestivo intervento della polizia non si sono registrati gravi danni agli edifici o nuove vittime. Le forze dell’ordine hanno invece bloccato una pacifica dimostrazione degli studenti della scuola di San Francesco, sebbene avvisati per tempo dai vertici dell’istituto, per non meglio precisate questioni di “pubblica sicurezza”

Una mia amica, a proposito del caso di Eluana Englaro, riflettendo sul fatto che le suore che la accudiscono sono state accusate di crudeltà, mi comunicava la sua sorpresa nel vedere che non sempre l’amore genera amore, ma spesso odio (e ci pareva questa la sintesi della vicenda terrena di Gesù).
Un amore incompreso, crocifisso, e comunque sempre indomito: questo è lo scenario, il compito che si aapre per noi cristiani oggi.
Noi di CulturaCattolica.it abbiamo spesso documentato le sofferenze gloriose dei cristiani (sia nella Russia sovietica, in Romania, in Spagna, nei paesi islamici…). E continueremo a farlo. Come continueremo a chiedere ai nostri amici, e a tutti gli uomini di buona volontà, di non lasciare soli i tanti nostri fratelli che soffrono persecuzione.
Certi che, pur se Gesù asciugherà ogni lacrima dai nostri e loro occhi, un sussulto di umanità ci farà chiedere pietà per gli uomini, e così ci sarà più libertà per tutti.

Intanto facciamo nostro e aderiamo alla Giornata di preghiera e di digiuno indetta dalla Presidenza della CEI per venerdì 5 settembre 2008:
«La Presidenza della CEI, facendosi interprete del turbamento dell’intera comunità cattolica italiana di fronte all’ondata di violenza scatenatasi contro le comunità cristiane nello Stato indiano dell’Orissa, culminata nella morte di sacerdoti, consacrati e fedeli laici e nella distruzione di chiese, ospedali, case e villaggi, si associa all’accorato appello formulato dal Santo Padre Benedetto XVI, condannando con fermezza ogni attacco alla vita umana ed esortando alla ricerca della concordia e della pace. A questo scopo, invita le diocesi italiane a indire per venerdì 5 settembre, memoria liturgica della Beata Madre Teresa di Calcutta, o in altro giorno stabilito dal Vescovo diocesano, una giornata di preghiera e digiuno, come segno di vicinanza spirituale e solidarietà ai fratelli e alle sorelle tanto duramente provati nella fede»

Ho letto recentemente questa definizione della preghiera data da San Tommaso d’Aquino: «Petitio interpretativa spei». Che ciascuno di noi sia interprete di questa speranza

CulturaCattolica socio di SamizdatOnline


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