sabato 6 settembre 2008

Dialogo sulla quaestione dell'aborto in Spagna

Auspicato dal cardinale Levada

Il porporato rattristato dal progetto di una nuova legge

Madrid, 6. La questione dell'aborto non è meramente politica, ma religiosa, culturale e sociale. Tocca le radici dell'essere umano e merita un dialogo cordiale e profondo. Lo ha affermato ieri da Santiago de Compostela il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, commentando l'annuncio da parte del Governo spagnolo di una nuova legge sull'aborto.
Il porporato si è detto rattristato dall'iniziativa e ha sottolineato che alla sua base manca una visione della vita e della dignità di ogni persona, che comincia sin dal concepimento. Secondo il prefetto del dicastero vaticano il progetto dell'Esecutivo spagnolo si configura come autoritario.
In difesa del Governo è scesa ieri il primo vice presidente, María Teresa Fernandéz de la Vega Sanz, la quale in una conferenza stampa ha sottolineato che la legge attuale - in vigore da 25 anni - è stata superata dagli eventi e in alcuni termini può risultare ambigua. Fernández de la Vega ha assicurato che la commissione di esperti costituita per l'elaborazione del nuovo testo - annunciata dal ministro per l'Uguaglianza, Bibiana Aído Almagro - realizzerà uno studio legislativo comparato per verificare "ciò che è fallito e ciò che ha funzionato della normativa". Alcuni osservatori rilevano tuttavia come la commissione sia formata a netta maggioranza da esponenti del mondo medico e giuridico favorevoli all'aborto.
Il vice presidente dell'Esecutivo spagnolo ha anche sottolineato che la nuova legge "garantirà meglio i diritti delle donne che hanno deciso di abortire legalmente e i diritti dei medici". A questo proposito può essere rilevato come delle 101.592 interruzioni di gravidanza volontarie effettuate in Spagna nel 2006 solo il 3 per cento è stato compiuto in ospedali pubblici. È un dato ascrivibile all'obiezione di coscienza dei medici, diritto che viene sancito dalla Costituzione.
Sull'iniziativa dell'Esecutivo spagnolo la Conferenza episcopale non si è finora pronunciata, nell'attesa di conoscere i dettagli della nuova normativa. In una nota diffusa nel marzo dello scorso anno dalla sottocommissione per la famiglia e la difesa della vita, i vescovi spagnoli evidenziarono tuttavia come il Paese abbia "una tra le legislazioni del mondo che meno protegge la vita umana". Come pastori del popolo della vita - scrissero - "dobbiamo denunciare la diffusione nella nostra società di una vera cultura della morte, una visione dell'uomo che lascia senza fondamento i suoi diritti basilari e indebolisce nella coscienza sociale il valore della vita e la dignità della persona". Secondo i vescovi, nel Paese sono inoltre presenti diversi gruppi di pressione e mezzi di comunicazione sociale che promuovono l'aborto libero e l'eutanasia.

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