Benedetto XVI ha detto, che il problema dell’AIDS «non si può superare con la distribuzione dei preservativi che anzi aumentano i problemi». E per questo è stato pressoché universalmente criticato, perfino al livello di governi (Germania, Francia). Ma dal punto di vista religioso egli ha ragione. La Chiesa Cattolica ha una dottrina che reputa invariabile nel tempo. Questo non è un atteggiamento presuntuoso: è una convinzione che discende dalla sua sistemazione teorica. Gran parte della religione si è organizzata nel corso dei secoli, sulla base di discussioni teologiche, concili ecc., e dunque qualcuno potrebbe sostenere che, se si è adottata un’opinione, nulla impedisce che la verità corrispondesse all’opinione opposta. In realtà, questa obiezione non vale per la Chiesa. Essa crede che, nelle decisioni importanti, gode dell’assistenza dello Spirito Santo, garanzia di eterna verità: in fin dei conti, la Chiesa è infallibile.
Un esempio chiarirà questo dato. Nei primi tempi del Cristianesimo si discusse della natura di Gesù. Grande profeta ma solo uomo? Solo Dio con aspetto umano? Oppure vero uomo e vero Dio? Prevalse quest’ultima determinazione e l’ipotesi di una sola natura divenne un’eresia: l’eresia monofisita.
Ciò posto, se l’opportunità politica (il divorzio chiesto da Enrico VIII), il buon senso, la carità cristiana o qualunque altro motivo si trovano in contrasto con la dottrina, è la dottrina che deve prevalere. Diversamente sarebbe come dire che Dio ha torto ed Enrico VIII ha ragione.
C’è un esempio ripetuto infinite volte ma non per questo meno valido che prova come la dottrina valga più della stessa morale. Se Dio ordina ad Abramo di uccidere un innocente, che per giunta è suo figlio, il fatto che l’ordine sia profondamente immorale, ed anzi criminale, non permette che esso sia disobbedito. E se Abramo è un patriarca, è perché la sua fede è stata più forte della sua moralità e del suo amore paterno.
Tutto ciò posto, se la Chiesa reputa il sesso un male; se lo ammette solo nel matrimonio (remedium concupiscientiae) e solo per i fini della procreazione, ne deriva che il preservativo è inammissibile. Autorizzare il suo uso corrisponderebbe ad autorizzare il sesso per il piacere che può dare, non per la vita che può creare. E questo è peccato.
Il Papa non fa che proclamare ad alta voce la fede consolidata e nessuno può fargliene una colpa. I cattolici devono chinare la testa oppure affermare che quella dottrina è demenziale: ma poi dovrebbero abbandonare la Chiesa Cattolica Apostolica Romana. Nessuno li ha autorizzati a modificare i principi della religione o ad insegnare al teologo Ratzinger qual è la verità ispirata dallo Spirito Santo.
Un’ultima nota è di valore storico. È vero che, nel corso di due millenni, la religione si è modificata e nulla le impedirebbe, soprattutto nei tempi lunghi, di cambiare ciò che, per qualsivoglia motivo, dovesse reputare inopportuno. Ma mentre teologicamente sarebbe difficile giustificare il cambiamento – e infatti in questo caso si conta sull’oblio del passato – è facilissimo giustificare la propria fedeltà al passato con i sacri testi.
Per decenni la Chiesa negò la teoria di Darwin sostenendo, sulla base del racconto biblico, che Dio aveva creato Adamo direttamente dalla creta. L’uomo non discendeva dunque dalla scimmia e chi l’avesse sostenuto andava contro la dottrina della Chiesa. Quando poi la scienza rese la cosa talmente evidente da non poter essere ragionevolmente negata, la Chiesa sostenne che la Bibbia, parlando di creta, parlava metaforicamente di “materia inferiore”. E nulla impediva che questa “materia inferiore” fosse una scimmia. Metafora che però era stata eretica per oltre un secolo.
Se dunque un giorno un Papa ammettesse il preservativo, con qualche escamotage dialettico, la dottrina della Chiesa sarebbe sostanzialmente cambiata: ma non per questo si può pretendere che essa cambi oggi perché così oggi vogliono gli opinionisti dei giornali e i cattolici approssimativi.
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