«Dio se l’è portata via, ha voluto dimostrare che è lui il padrone della vita...». Padre Livio Fanzaga, l’instancabile animatore di Radio Maria, è colpito e commosso dalla notizia della morte di Eluana Englaro. Dai microfoni del network più ascoltato, durante la seguitissima rassegna stampa quotidiana, il religioso ha trattato innumerevoli volte il caso della giovane donna in stato vegetativo da 17 anni. Invitando a pregare e a reagire perché l’epilogo non fosse quello che ci si attendeva. Anche lui, adesso, di fronte all’annuncio inaspettato e improvviso, nonostante sia abituato a parlare per ore, stenta a trovare le parole. Qual è stata la prima reazione alla notizia della morte di Eluana?
«Ho provato un grande dispiacere, accompagnato però da uno sguardo di fede.
È stata messa in atto un’esecuzione capitale e mi è sembrato che Dio abbia voluto dimostrare di essere lui il vero padrone della vita, scompaginando i piani degli uomini. Ha preso Eluana e se l’è portata in cielo». Quello che si è concluso ieri è il primo caso italiano di sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione a seguito di una sentenza... «Quanto è avvenuto è davvero molto grave e speriamo che rimanga l’unico caso del genere. Si tratta infatti della prima condanna a morte dell’Italia repubblicana, portata avanti – devo dirlo – con una sconcertante mancanza di pietà e di misericordia.
È grave che questa condanna sia arrivata attraverso sentenze importanti, come quella della Corte d’Appello di Milano e della Cassazione, e mi addolora profondamente che il tentativo messo in atto dal governo non sia andato a buon fine. C’è stata un’esecuzione, c’è stata un’uccisione. E chi ha ucciso ne risponderà a Dio.
C’è una pagina del vangelo di Matteo che ci dice come ciascuno di noi sarà giudicato da Gesù che ci dirà: avevo fame, e non mi avete dato da mangiare, avevo sete, e non mi avete dato da bere...». Padre Livio, ora che Eluana non c’è più che cosa accadrà? «Credo sia importante riuscire a trarre il bene dal male.
È accaduto un grande male. Il bene sarà una legge sul fine vita che assicuri alimentazione e idratazione a tutti i malati, come si propone di fare il disegno di legge presentato dal governo. Sarebbe grave attendere ancora. Mettiamo a frutto il sacrificio di Eluana, per dare garanzie a tanti ammalati e per dare un segnale anche a livello istituzionale: alimentazione e idratazione non sono cure, non possono essere sospese.
Di questo passo ci costruiamo da soli l’inferno». Che cosa pensa di Beppino Englaro, il padre di Eluana, che ha combattuto fino in fondo la sua battaglia per portare la figlia alla morte? «Lo rispetto, non lo giudico pur non essendo d’accordo con lui. Un padre è un padre, Eluana era figlia unica.
Ho conosciuto e seguito varie coppie di genitori che hanno vissuto la tragedia della perdita di un figlio, anche di un figlio unico. Ho assistito a sofferenze tremende, indicibili, che solo la fede ha potuto lenire, facendo riemergere poco a poco queste persone dall’abisso in cui erano precipitate. C’è un dolore immenso che ha sconvolto quella famiglia. Il padre di Eluana non ha la fede, penso sia esasperato dal dolore.
Di fronte alla tragedia che gli è capitata ha reagito in un modo che non possiamo approvare, ma che possiamo cercare di capire. Non giudico Beppino Englaro. Non lo condanno. Ma non posso condividere ciò che ha voluto fare e ciò che le sentenze dei giudici hanno consentito di fare, perché quanto è accaduto a Udine, lo ripeto, è stata la soppressione di una vita umana alla quale si è tolto cibo e acqua».
© Il Giornale - 13/02/2009
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