Gentilissimo Signor Direttore,
è certamente vero. Una posizione dura - o anche soltanto esplicita circa le responsabilità -, da parte della Santa Sede e del Papa sul martirio per mano islamista di mons. Padovese, avrebbe provocato reazioni tanto violente e sanguinose quanto difficili da misurare in anticipo. E verosimilmente avrebbe solo accresciuto il numero delle vittime e dei martiri.
E' però anche vero che da sempre il silenzio delle vittime, per il timore d'incattivire viepiù i carnefici protestando e denunciando le loro malefatte, è tanto diffuso e abituale quanto, più che improduttivo, controproducente. E' noto che la passività, la rassegnazione e le concessioni minimizzanti dei buoni rafforzano i cattivi, che siano questi - servata distantia - gli esattori del "pizzo", i tagliagole islamisti, o i comunisti e i nazionalsocialisti del secolo scorso (e non solo di quello).
Ricambiare il male con il bene non significa e non può significare - in nessun caso, non solo nei confronti dei "preti pedofili" - l'ingiustizia dell'impunità, e men che meno arrendersi al male, così fomentandolo.
Per un cristiano - e credo anche per ogni uomo ammaestrato dalla storia, per chiunque cioè che sia docile ai suoi insegnamenti -, non le umane potenze e ideologie, ma solo Cristo salva definitivamente. Cristo però si comunica e continua la sua presenza nella storia ordinariamente utilizzando gambe, mani e bocca d'uomo. Non accadrà mai - e solo per Divina promessa -, ma se queste venissero definitivamente fermate, Cristo sparirebbe dalla storia.
E allora, come non essere certi che "fermarsi, riflettere e pregare, soprattutto pregare" è altamente doveroso e non significa di per sé arrendersi al male e alle persecuzioni, anche perché, e se, prepara uomini e tempi a svolte storiche, nel segno della Croce, come Ponte Milvio ad saxa rubra, Lepanto, Vienna, senza le quali la Chiesa non avrebbe la libertà che ancora ha. Ed alla quale non può rinunciare, non essendo stata fondata come società di preghiera, ma come corpo missionaro nutrito dalla liturgia (culto pubblico!), che ha ricevuto un mandato inderogabile di predicazione e conversione, in altri e sintetici termini, di evangelizzazione. Che vuole dire soltanto non tacere e gridare dai tetti la Buona Notizia, che è Cristo stesso.
Cordialmente
Giovanni Formicola
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