“È con infinita agape,
molto più che schopenhaueriana, che ho compreso, senza per questo
immedesimarmi, di essere di fronte a una platea di morti”. C. Bene al Maurizio Costanzo show del 27 giugno 1994.
Premessa » Il “volo” di cui parla Bene (1937 -2002), oltre al significato metaforico di
distanziamento da sé e dal mondano, va attribuito al Santo di Copertino
Giuseppe Desa, nato nelle Puglie nel 1603, “illetterato et idiota”. Si
dice che questo frate avesse il dono della levitazione, e che tale
fenomeno si verificasse soprattutto durante le preghiere che venivano
rivolte alla Madonna. Più volte i suoi confratelli (così narra la
leggenda) furono costretti a trattenerlo al suolo per evitare che “frate
asino” si dileguasse in cielo.

“Giuseppe da Copertino - racconta Bene - è personaggio controverso, la
chiesa aspetterà duecento anni prima di farlo santo. […] Sempre
circondato da poveri. Chi orbo, chi storpio, chi deforme. Si aggrappano
alla sua tonaca e lui se li porta in alto, salvo poi lasciarli
sfracellare al suolo quando la presa dei malcapitati manca. […] Si
risvegliava, frate Asino, quasi sempre in cima al cornicione della
chiesa o sopra un ramo d’ulivo, in posizioni molto precarie. […]
Analfabeta totale, parlava da ignorante ma, nella sua ignoranza, è degno
di San Giovanni della Croce. Morì a Osimo. Disteso su un catafalco,
appena coperto da un velo fu esposto ai fedeli. La ressa nella
cattedrale era tanta e tale che scoppiò improvviso un grande incendio.
Fu una carneficina, morti, ustionati. Il cadavere di frate Asino rimase
intatto. Gli fu asportato il cuore e tagliato un dito. Fanatismo
devozionale d’un conterraneo. Si possono ammirare queste reliquie nella
bacheca sacra della “grottella” a Copertino” .
estratto da " da Carmelo Bene, Nostra Signora dei Turchi"
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